Dopo una sentenza russa del 2017 che dichiarava i Testimoni di Geova (TdG) “estremisti”, per la prima volta il paese ha imprigionato una donna appartenente al gruppo cristiano millenarista con sede nello stato di New York. Valentina Baranovskaya, 69 anni, anziana e malata (ha avuto un ictus lo scorso luglio), è stata condannata il 24 febbraio insieme a suo figlio, Roman Baranovskiy, 46 anni, che ha ricevuto una condanna a sei anni. A ottobre, un TdG di nome Yuriy Zalipayev era invece stato assolto e poco dopo altri sei membri della congregazione avevano ottenuto la sospensione della pena da un altro giudice
Il portavoce del Dipartimento di Stato americano Ned Price ha detto che gli Stati Uniti sono “disturbati dalla notizia… Esortiamo la Russia a revocare il suo divieto sui Testimoni di Geova e a rispettare il diritto di tutti a esercitare la loro libertà di pensiero, coscienza e religione o credo”. 52 TdG sono stati imprigionati per aver praticato la loro fede dal 2017.
Nel frattempo, anche i Vecchio-Credenti russi, scismatici separatisi dal patriarcato moscovita nel diciassettesimo secolo, si sono espressi in difesa dei Testimoni di Geova in una lettera aperta pubblicata il 2 marzo. L’appello dichiara che “la libertà di confessione religiosa è uno dei diritti irrinunciabili della persona, che l’umanità ha conquistato nel corso di molti secoli. Questo è particolarmente importante per i vecchio-credenti di Russia, poiché i nostri sacerdoti e fedeli, che rifiutarono nel ‘600 di accettare le riforme del patriarca Nikon, sono stati sottoposti a persecuzioni per secoli”.
Freedom House classifica la Russia come paese “non libero”.