Il progetto dell’emittente cristiana evangelica God TV di aprire un canale in lingua ebraica in Israele sta avendo seri problemi. Dopo l’annuncio in pompa magna che presto gli ebrei avrebbero ricevuto la Parola di Dio direttamente a casa loro tramite il canale Shelanu (“nostro”), God TV ha dovuto fare dietrofront. Il progetto violerebbe infatti leggi israeliane antiproselitismo.
Ce l’avevano quasi fatta. Il sogno di portare la Buona Novella al popolo ebraico nella sua lingua era stato quasi realizzato. Il direttore di God TV aveva annunciato a fine aprile la grande notizia ai suoi telespettatori. “Dio ci ha aperto la porta perché portiamo il Vangelo di Gesù nelle case e nelle vite e nei cuori del popolo ebraico”, aveva detto Ward Simpson in un video di presentazione di Shelanu TV, il canale in lingua ebraica figlio di God TV, che sembrava avesse superato l’iter burocratico per trasmettere contenuti cristiani nel paese. Ha parlato troppo presto. Qualche giorno dopo sono scoppiate le polemiche di alcuni gruppi religiosi israeliani, e l’iter è stato momentaneamente arrestato. Shelanu TV violerebbe secondo alcuni le leggi israeliane contro il proselitismo religioso. In Israele vivono oggi circa 177 mila cristiani (il 2 percento della popolazione), principalmente censiti come arabi.
God TV è un’emittente cristiana evangelicale, di stampo pentecostale, che ha mosso i primi passi nel Regno Unito nel 1995, per diffondersi in pochi decenni in tutto il globo, incluso il subcontinente indiano e il Medioriente. God TV, come gran parte del mondo evangelicale, ha da sempre sostenuto lo stato di Israele, collaborando con il Fondo Nazionale Ebraico e organizzando regolarmente tour biblici in Terrasanta. I rapporti tra l’emittente e lo stato sono sempre stati ottimi. Shelanu TV, che in ebraico vuol dire “nostro”, è un progetto di God TV per portare i suoi programmi con contenuti cristiani nelle case degli ebrei israeliani, nella loro lingua.
Chi conosce il mondo evangelicale non si stupirà di questo. Dagli anni 60 negli Stati Uniti, all’interno dell’evangelicalismo è emerso il movimento dell’ebraismo messianico. Si tratta di ebrei che hanno accettato Yeshua (Gesù) come il Messia (Cristo) tanto atteso dal loro popolo, al contrario di quanto fa la tradizione ebraica, che nel Talmud Babilonese colloca Gesù all’inferno immerso in escrementi bollenti. Gli ebrei messianici, pur adottando una teologia identica o quasi all’evangelicalismo, mantengono la propria identità ebraica, numerosi tratti culturali dell’ebraismo come servizi religiosi e musica dal sapore ebraico, e in molti casi continuano ad osservare alcune mizvòt, come la circoncisione o l’osservanza del sabato e di altre celebrazioni religiose veterotestamentarie, pur non ritenendole necessarie per la salvezza. L’ebraismo messianico pone molta enfasi sul ruolo del popolo ebraico nella storia della salvezza, e molti aderenti recepiscono idee tipiche di un certo evangelicalismo, che vede l’accettazione di Yeshua HaMaschiach da parte di Israele e la sua redenzione come il compimento di profezie bibliche legate alla Seconda Venuta. In Israele gli ebrei messianici sarebbero non pochi, ma il numero esatto non si conosce. In ogni caso, le autorità religiose ebraiche considerano l’ebraismo messianico una forma di cristianesimo, né più né meno.
Ma cos’è successo a Shelanu TV? Veniamo con ordine. A fine aprile Ward Simpson annuncia raggiante in un video che God TV ha finalmente cominciato le trasmissioni dopo aver ottenuto dal Ministero israeliano delle comunicazioni una licenza di sette anni per trasmettere i propri programmi come uno tra i tanti canali della rete televisiva via cavo israeliana HOT. Questo, dice Simpson nel video, permetterà di portare Gesù nelle case degli ebrei nella loro lingua, e per questa ragione il nome del canale sarà Shelanu, “nostro”, a sottolineare che Yeshua appartiene al popolo ebraico. E fin qui, nulla di strano. L’israeliano medio è abbastanza indifferente alla religione, e Shelanu TV è inzialmente passata piuttosto inosservata. Inoltre, gli ebrei più religiosi neanche la guardano, la tv. E poi, non c’è nulla di cui stupirsi nel fatto che un canale cristiano voglia portare la Buona Novella a più persone possibile: “It’s what we do, it’s what we are. We’re Christians”, ha poi dichiarato lo stesso Simpson.
Apriti cielo. Il gruppo ebraico contromissionario del rabbino Tovia Singer deve aver intercettato la notizia e le proteste generate non si sono fatte attendere. Molti ebrei religiosi sono piuttosto insofferenti ai tentativi di proselitismo cristiano in Israele e all’atteggiamento giudicato subdolo di alcune istituzioni evangelicali, e questo ha portato alla sospensione temporanea della licenza e a un’investigazione di Shelanu TV da parte del governo, che come noto ha gruppi religiosi di destra tra i suoi elettori. Il ministro delle comunicazioni Dudi Amsalem (Likud) ha dichiarato che concedere la licenza a God TV è stata una svista e che l’investigazione porterà alla chiusura del canale se verrà provato che esso trasmette “materiale missionario”. Eh già, perché a quanto pare in Israele sono vietate le attività di proselitismo dirette a minori di età, così come offrire vantaggi materiali in caso di conversione.
Da parte sua, Ward Simpson sostiene che Shelanu non faccia opera di proselitismo. Infatti, la missione di God TV è quella di far conoscere Gesù agli ebrei, perché possano, in tutta libertà, scegliere o meno di accettarlo come Messia e Salvatore personale, senza convertirsi a nessuna religione e rimanendo al cento per cento ebrei. In un video di risposta, Simpson sostiene rammaricato che l’intera vicenda non è che un grande fraintendimento: tutto è stato fatto alla luce del sole, Shelanu TV non ha mai nascosto la propria identità e missione, e secondo gli avvocati che assistono il canale nell’investigazione, essa non viola nessuna legge. God TV è sempre stata una grande sostenitrice di Israele e lo rimarrà comunque vadano le cose.
Finisce qua la storia di Shelanu TV in Israele? Questo potranno dirlo solo il tempo e i risultati dell’investigazione in corso, che per ora non promette bene. Nel frattempo però sono d’uopo alcune considerazioni. La prima considerazione è che il caso Shelanu TV è l’ennesimo esempio in Israele di una minoranza, in questo caso quella religiosa, che cerca di imporre le proprie politiche alla maggioranza. La televisione israeliana, soprattutto quella via cavo, trasmette ogni giorno programmi assolutamente discutibili e immorali da un punto di vista religioso, con nudità e volgarità di ogni genere. Semmai, un canale cristiano evangelico migliorerebbe la spazzatura che gira nella tv israeliana. Chiaro, coloro che guardano la tv via cavo non sono ebrei osservanti e sono in gran parte indifferenti alla religione, ma questo è anche tra i motivi per cui God TV li ha scelti come target. Il rabbino Asher Meza, un ger (convertito) americano controverso per la sua opera di proselitismo tra i gentili, ha commentato la vicenda dicendo che tutto sommato sarebbe meglio per un ebreo non osservante abbracciare uno stile di vita etico cristiano piuttosto che continuare a vivere una vita immorale, se proprio non è interessato a osservare la Torà. Non solo, continua Asher Meza in un video sul suo canale Youtube: Shelanu TV darebbe un’alternativa positiva anche ai tanti musulmani che vivono al di qua del Giordano.
Il tema religioso, per dire una cosa ovvia, è un tema scottante in Terrasanta. Ma la vicenda di Shelanu TV mostra le tante contraddizioni di un paese libero e democratico come Israele che ogni giorno è costretto a bilanciare gli interessi dei tanti gruppi che lo compongono. Se l’investigazione dovesse confermare la chiusura del canale, questo rappresenterebbe una sconfitta per la libertà religiosa di una società, quella israeliana, che va giustamente fiera dei propri successi democratici.