Per Elton John il no cattolico alla benedizione dei gay è ipocrita: la chiesa investe nei suoi film

da Riccardo Onofri

In un tweet, Elton John ha accusato di ipocrisia la decisione del 15 marzo della Congregazione per la dottrina della fede (CDF) di vietare la benedizione di unioni omosessuali. In un decreto approvato da Papa Francesco, la CDF ha scritto che tali benedizioni “non possono essere considerate lecite”, ribadendo la dottrina cristiana di sempre. Il documento della CDF afferma che “Dio non benedice e non può benedire il peccato”, ma “benedice l’uomo peccatore, affinché riconosca che fa parte del suo piano d’amore e gli permetta di essere cambiato da lui”.

Secondo l’artista britannico questa posizione è ipocrita, in quanto la Santa Sede avrebbe tratto profitto dall’investimento di denaro nel suo film autobiografico Rocketman, del 2019. Rocketman traccia la vita di John dalla sua infanzia travagliata all’ascesa alla celebrità, dalla tossicodipendenza al coming out. Elton John ha sposato David Furnish nel 2005 e i coniugi hanno due figli maschi, che la coppia ha avuto “affittando” l’utero di una donna.

Secondo un’inchiesta del 2019 del Corriere della Sera la Segreteria di Stato vaticana ha investito fondi nel Centurion Global Fund con sede a Malta, che a sua volta ha investito quattro milioni di euro in uno schema di finanziamento di film che includeva Rocketman e il sequel di Men in Black. L’indagine è ancora in corso, ma già a novembre papa Francesco ha chiesto di “uscire al più presto” dagli investimenti nel Centurion Global Fund, o “almeno di disporne in modo tale da eliminare tutti i rischi di reputazione”. Francesco ha anche tolto alla Segreteria di Stato la gestione dei fondi finanziari e del patrimonio immobiliare della Santa Sede.

Questa non è la prima volta che istituzioni cattoliche sono state “pizzicate” a investire in affari discutibili. Nel 2011 i media della Germania rivelarono che la più grande casa editrice nazionale, interamente di proprietà della conferenza episcopale, aveva venduto migliaia di romanzi pornografici (alcuni titoli: Il collegio delle troie, La puttana dell’avvocato, Chiamami cagna) con il pieno consenso dei principali vescovi del paese. La Weltbild, con un fatturato annuale di 1,7 miliardi di euro, era il più grande libraio tedesco dopo Amazon.

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