MORTO IL LEGGENDARIO SERGIO ROSSI, FONDATORE E OMONIMO DEL MARCHIO DI SCARPE PROTAGONISTA DEL MADE IN ITALY

da Mariteou Dione

lo scorso venerdì le sue condizioni sono peggiorate fino al punto di imporci questo doloroso saluto.  Con lui non solo l’Italia ma la Moda di tutto il mondo ha perso un importante capitolo della storia della calzatura del Bel Paese. Ad annunciarne il triste evento è toccato al figlio Gianvito, erede naturale del brand.

La sua è una vera e propria storia di amore e dedizione per il “lavoro fatto bene” quella di una passione incondizionata per la scarpa che trova le sue origini dai tempi di quell’Italia sfiancata e dolorante della Seconda Guerra Mondiale 

L’arte della scarpa l’aveva ereditata dal padre calzolaio. Chi lo conosceva da bambino ricorda che già a 14 anni realizzava insieme al fratello Franco i modelli che vendeva d’estate, sulla riviera romagnola. Fatta esperienza, all’inizio degli anni 50 apre una fabbrica a San Mauro Pascoli.  Da li, un inarrestabile storia di successo che molti anni dopo diventa di caratura internazionale al punto di collaborare con i più grandi designer, che a lui chiedevano di realizzare le scarpe che avrebbero sfilato sulle loro passerelle tra cui quella con l’ancora giovanissimo Gianni Versace, Dolce & Gabbana, e persino con il re della couture sognante, Azzedine Alaïa.

Sempre attento a coniugare bellezza e qualità, con l’ingegno e la determinazione che lo hanno sempre caratterizzato, seppe fare delle scarpe Made in Italy un cult in tutto il mondo.

Viveva nella spasmodica ricerca del miglioramento e per questo attento a individuare artigiani italiani capaci di trasmettergli i segreti della comodità, di come la suola deve sempre aderire al piede per non creare scompensi dannosi alla salute.

Nel 1999 la società fu acquistato dal Gruppo Gucci ma nel dicembre 2015 il marchio Sergio Rossi, grazie a Andrea Bonomi che lo acquista, torna in Patria. Da qui il processo di rilancio partito dal recupero dei pezzi iconici del prezioso archivio. 

Noi donne dovremmo ricordarlo con stima e gratitudine per aver riservato tanta attenzione alla nostra femminilità creando con le sue scarpe l’estensione perfetta della nostra gamba. I suoi collaboratori lo ricordano come un leader naturale, come un riferimento amato e rispettato e che si è sempre distinto per la sua classe ed il suo carattere forte e generoso. 

È stato un marito, padre, nonno encomiabile e lo si capisce dal saluto che la famiglia ha richiuso nel suo ultimo saluto «Con il fuoco inestinguibile della tua passione, ci hai insegnato che non ci sono limiti per chi ama ciò che fa. Addio maestro».

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