Il termine musica deriva dal greco musikè, “arte delle Muse”, figure della mitologia greca, protettrici delle arti.
I benefici della musica.
E’ scientificamente provato quanto l’esposizione del nascituro alla musica – già all’interno del feto materno – abbia un impatto positivo sullo sviluppo cognitivo.
Questo processo continua nel corso dell’infanzia del bambino, stimolando diverse aree del cervello, potenziando la memoria, l’attenzione e, in generale, la capacità di apprendimento.
Pediatri e terapeuti sono pressoché unanimi nel ritenere come la musica consenta di sviluppare empatia verso gli altri, favorisca la condivisione e la capacità di lavorare in gruppo, superando le barriere espressive e culturali, poiché il linguaggio delle note è universale.
Per questo motivo, molte scuole sviluppano percorsi formativi ad hoc, per sensibilizzare genitori e famiglie sul tema.
La musica come mezzo di comunicazione.
La musica è, da sempre, un veicolo per diffondere conoscenza, cultura (musica classica) ed altresì sentimenti, ideali (pop, rock). La sua forza è tale da influenzare – e talvolta plasmare – le coscienze.
In passato il canto è stato utilizzato tanto nella lotta per i diritti degli individui (work song, blues, spirituals), quanto nella propaganda contro il razzismo, l’omofobia, il maschilismo.
I cantanti hanno utilizzato la musica per denunciare ingiustizie, problemi sociali, discriminazioni di vario genere e natura.
Talvolta, il linguaggio musicale può apparire duro e a tratti brutale, ma se ciò è necessario per catalizzare l’attenzione su un problema e dare maggior enfasi e rilevanza, le “licenze poetiche” sono giustificate dall’obiettivo finale, ovvero il messaggio da trasmettere alla massa.
I messaggi dei nuovi generi musicali
Nell’ultimo decennio abbiamo assistito alla diffusione di nuovi generi musicali, tra cui la musica trap ed elettronica (anche mediante autotune), nonché alla consacrazione della musica rap.
Al grande successo ottenuto in breve tempo dai nuovi protagonisti delle scene musicali, fa da contraltare il numero elevato di critiche e polemiche contro chi considera alcuni cantanti nocivi per i giovani, a causa dei testi, intrisi di riferimenti espliciti alla violenza, alle droghe, ai guadagni facili e ad una strumentalizzazione e oggettificazione della donna.
Come sempre, è fondamentale non fermarsi ad una rigida e avulsa generalizzazione, bensì essere in grado di discernere tra autori con codici volutamente provocatori, atti a far riflettere su tematiche importanti – quali la guerra e la violenza nelle sue varie estrinsecazioni – e cantanti capaci, al contrario, solamente di dare vita a provocazioni sterili, lanciate attraverso linguaggi basici e volgari, ma soprattutto pericolosi.
La capacità di essere uomini in un mondo di lupi.
I cantanti, in quanto modelli di riferimento, hanno – volenti o nolenti – una responsabilità, che non possono ignorare; il che, peraltro, non significa dover offrire necessariamente spunti di riflessione “alta”, potendosi pure limitare, i sopra citati, a dare leggerezza e svago.
Laddove però i testi delle canzoni assumano una forma offensiva e lesiva di diritti fondamentali, spesso frutto di un lungo iter evolutivo, o di battaglie sociali (parità di genere), è necessario disincentivare la notorietà dei loro autori, ricordandosi che oggi, il successo, è rappresentato dalla capacità di essere educati e gentili.
La vera rivoluzione, in un mondo di lupi tornati allo “stato di natura” di Thomas Hobbes, è la capacità di rimanere uomini.