A partire dallo scorso anno negli Stati Uniti si è verificato un aumento delle aggressioni nei confronti dei membri della comunità asiatica. Lo scorso Febbraio a San Francisco un ultra ottantenne di origine Tailandese, Vicha Ratanapakdee, è stato accerchiato e malmenato da una gang ed è deceduto in ospedale a causa delle ferite riportate, mentre ad Oakland, un uomo di 91 anni è stato aggredito e picchiato fino a perdere i sensi. Questi sono solo alcuni degli episodi di violenza contro persone asiatiche, che stanno dilagando in tutto il paese. Risale a pochi giorni fa la notizia del brutale assassinio di 8 donne asiatiche per mano di Robert Aaron Long. La vicenda ha avuto luogo in una Spa di Atlanta in cui il ventunenne, dichiaratosi sostenitore della “white supremacy” ha fatto incursione il pomeriggio del 16 Marzo ed ha aperto il fuoco contro le 8 vittime.
Indubbiamente lo scenario creato dalla pandemia di COVID-19 ha innescato un tremendo accrescimento dell’intolleranza verso gli asiatici. Secondo una stima il 58% degli asiatici americani trova più comune subire atti di intolleranza ora che prima del COVID-19, il 31% è stato soggetto di scherno a causa della propria etnia e un recente studio ha dimostrato che circa il 40% degli americani adulti ritiene che sia più frequente l’esprimere sentimenti di odio nei confronti della comunità asiatica dall’inizio della pandemia.
Molte figure politiche hanno, però, goffamente giustificato le discriminazioni contro i cinesi e gli asiatici riconoscendoli come gli “untori” del Coronavirus ed alimentando in questo modo l’odio e la violenza contro questa comunità. Non è la prima volta che questa minoranza etnica si trova ad essere accusata di diffondere malattie, una situazione analoga si è già verificata agli inizi del XIX secolo quando molti cinesi e giapponesi immigrarono in Canada e negli USA, spinti dalla corsa all’oro, in quel periodo gli immigrati asiatici vennero incolpati di aver importato: sifilide, lebbra e vaiolo. Ovviamente tutto ciò non era assolutamente vero ma è noto come in periodi di forte crisi cresca l’odio verso le minoranze e questo sfortunatamente vale tutt’oggi.
A combattere contro l’ondata di crimini mossi dall’odio etnico nei confronti della comunità asiatica è l’organizzazione AAPI, fondata lo scorso anno da due attivisti americani di origini asiatiche e che ora vanta milioni di membri appartenenti a varie etnie ed uniti nella lotta alla discriminazione.
Purtroppo, i media d’oltre oceano così come quelli europei non riservano la giusta attenzione a questo deplorevole fenomeno, tacendo sui crimini anti-asiatici. L’intolleranza e la discriminazione vanno denunciate, condannate e combattute in ogni loro forma senza alcuna “selezione” e questa lotta richiede un azione continua da parte di noi tutti.