Hagia Sophia – da museo di nuovo moschea ottomana?

da Riccardo Onofri

Capolavoro dell’architettura bizantina e sede del Patriarcato di Costantinopoli, i turchi ottomani fecero di Hagia Sophia una moschea quando conquistarono la città nel 1453. Ataturk, padre laico dell’odierna Turchia, la rese un museo nel 1934. Oggi Erdogan vorrebbe tornare indietro.

La costruzione di Hagia Sophia, che in greco vuol dire Santa Saggezza, cominciò a partire dal 350 d.C. e portò il tempio a divenire la sede del patriarca cristiano di Costantinopoli. Adornata da marmi e mosaici di ogni tipo, la cattedrale è rimasta per secoli la più grande chiesa del mondo e una meraviglia dell’architettura bizantina. Tutto ciò ebbe fine con l’invasione della città da parte dei turchi nel 1453 e la tragica fine dell’Impero Romano d’Oriente. Da allora, Hagia Sophia fu trasformata in una moschea da Maometto il Conquistatore, i suoi magnifici affreschi coperti e il richiamo alla preghiera islamica gridato dai quattro minareti innalzati attorno all’edificio. Hagia Sophia era un simbolo della conquista islamica della “seconda Roma”.

Lo scorso 29 maggio, il presidente turco Erdogan ha commemorato l’anniversario della conquista all’interno dell’edificio stesso. Nelle ultime settimane il Sultano ha più volte espresso la volontà di rendere Hagia Sophia nuovamente una moschea. Già, perché nel 1934, sfaldatosi l’Impero Ottomano sull’onda della Prima Guerra Mondiale, Mustafa Kemal Ataturk, il fondatore della moderna – e laica – Turchia, fece di Ayasofya (questo il nome turco del tempio) un complesso museale. Il gesto voleva chiaramente marcare una presa di distanza dal precedente carattere islamico dell’impero, per volgere la Turchia verso i modelli di stato-nazione occidentali che erano andati formandosi tra il diciannovesimo e ventesimo secolo.

Ma quei modelli, per la Turchia di oggi, sono sempre più lontani.
“Desidero che Dio conceda a questa nazione ancora molte felici conquiste”, ha detto Erdogan durante la recente celebrazione, in occasione della quale egli stesso ha recitato il Corano. Secondo un pezzo di Burak Bekdil per il Middle East Forum, un pensatoio statunitense vicino a Israele e fortemente critico nei confronti dell’ideologia islamista, “il presidente Recep Tayyip Erdogan ha alzato la posta in gioco quando ha parlato della conquista in modo prospettico, e non solo retrospettivo”, riportando così in superficie il dibattito internazionale sul futuro di Hagia Sophia. “Nel 2016 il governo Erdogan emise una direttiva che consentiva la recitazione del richiamo islamico alla preghiera all’interno della Basilica di Santa Sofia. Quindi assegnò un imam a una stanzetta (masjid) all’interno del complesso della chiesa dove i musulmani erano stati autorizzati a pregare fin dal 1991. Più di recente, Erdogan ha affermato che avrebbe convertito Hagia Sophia in una moschea ‘come rappresaglia per il riconoscimento del presidente degli Stati Uniti Donald Trump della rivendicazione da parte di Israele di Gerusalemme Est e delle Alture del Golan’”, ricorda Bedkil.

La Fondazione Oasis, nata nel 2004 su iniziativa del Cardinale Angelo Scola per studiare le relazioni tra cristiani e musulmani, riferisce che dopo giorni di controversie a seguito delle dichiarazioni di Erdogan, una decisione del Consiglio di Stato, che è il più alto tribunale amministrativo della Turchia, era attesa per il 2 luglio. Tuttavia, la corte ha scelto di rimandare una decisione finale di due settimane. Per il momento, il Consiglio di Stato, scrive Alessandra de Poli, ha riconosciuto “che un intervento diretto del Presidente turco sulla controversa questione, attraverso un decreto presidenziale ad hoc, può cambiare l’attuale stato di cose e leggittimare il riutilizzo di Ayasofya come luogo di culto islamico”.

I leader religiosi e politici partecipano al dibattito. Il Patriarca Ortodosso di Costantinopoli Bartolomeo (al secolo Dimitrios Archontonis, cittadino turco) ha dichiarato che “Hagia Sophia è il punto in cui l’Oriente incontra l’Occidente. Cambiare l’attuale funzione dell’edificio vorrebbe dire spezzare questa armonia”. Dopo lo scambio di popolazioni del 1923 tra Grecia e Turchia, attualmente nel paese meno dello 0,1 percento dei cittadini turchi sono cristiani ortodossi.

Curiosa è stata invece la reazione del Patriarca Armeno di Costantinopoli Sahak Mashalyan, che su Twitter ha scritto: “Hagia Sophia è stata costruita col lavoro di 10.000 operai. E’ stata più volte rinnovata, ed ogni sua ristrutturazione è stata tesa a mantenere il carattere religioso del luogo, non per essere un museo. Credo che la preghiera di fedeli religiosi si addice allo spirito del tempio meglio di turisti curiosi che corrono da una parte all’altra per scattare foto. Hagia Sophia è abbastanza grande per dedicare uno spazio ai cristiani. Rendiamo questo luogo un simbolo di pace per questa era e per l’umanità”.

La Fondazione per la Ricerca Politica, Economica, e Sociale, vicina a Erdogan, ha ovviamente accolto con favore la proposta del presidente, sottolineando che rendere Ayasofya di nuovo una moschea rappresenterebbe un gesto simbolico che affermerebbe l’autonomia della Turchia e la piena sovranità sul suo territorio. Il Segretario di Stato americano Mike Pompeo è intervenuto per mantenere lo stato museale del complesso, affinché sia accessibile a tutti. La Grecia, che è cristiana ortodossa, ha prevedibilmente dichiarato la sua forte opposizione alla decisione, critiche che sono state condivise anche dall’ortodossa Russia. L’UNESCO ha affermato che la Turchia dovrebbe consultare l’organizzazione prima di modificare lo status di un Patrimonio dell’Umanità.

La tempistica della proposta di Erdogan non è casuale, scrive Foreign Policy. “La popolarità del partito al potere di Erdogan è al minimo rispetto agli ultimi due anni – a casua dell’economia in declino, oltre che per gli spaventosi livelli di autoritarianismo e corruzione.” Dato che i due partiti che attualmente stanno dando del filo da torcere a Erdogan potrebbero soffiargli alcuni dei suoi elettori religiosi, il Presidente “probabilmente spera di ergersi a vero salvatore dei musulmani – in Turchia e oltre.”

Aggiornamento: Venerdì 10 luglio 2020 il Consiglio di Stato turco ha ufficialmente annullato il decreto del 24 novembre 1934 dell’allora presidente Mustafa Kemal Ataturk che trasformava Santa Sofia in un museo.
La decisione definitiva sull’uso dell’edificio sacro spetta al presidente Recep Tayyip Erdogan.

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