A più di sei anni dal loro massacro, prima della loro sepoltura a Sinjar il 4 febbraio 2021, gli iracheni hanno tenuto un funerale per gli yazidi assassinati in massa dall’ISIS nel 2014.
Una cerimonia funebre ufficiale si è tenuta a Baghdad per dare l’ultimo addio ai resti di 104 vittime del genocidio degli yazidi. Il presidente iracheno Barham Salih e il primo ministro Mustafa al-Kadhimi hanno partecipato alla cerimonia insieme a personalità irachene e internazionali, diplomatici, attivisti, cittadini iracheni e alcune famiglie delle vittime.
I resti erano stati recuperati dalle oltre 80 fosse comuni a Sinjar, e test del DNA condotti per accertarne l’identità. Il 6 febbraio si è poi svolta una cerimonia di sepoltura secondo il rito yazida, alla presenza un folto pubblico e di figure di spicco religiose e laiche. I rituali funebri, secondo la tradizione yazida, durano sette giorni.
La maggior parte di questa prima serie di vittime proveniva da Kocho, la cui intera popolazione maschile fu uccisa e le cui donne e bambini furono catturati il 15 agosto 2014. L’ISIS uccise anche più di 80 donne anziane e gettò i loro corpi in quella che oggi è conosciuta come “la tomba delle madri”, una fossa comune a sud della città di Sinjar. Tutti gli altri furono venduti come schiavi a Mosul, Raqqa e Tal Afar. Il destino di quasi 2.880 donne e bambini è tuttora sconosciuto.
Sebbene siano passati più di tre anni da quando la zona è stata liberata dall’ISIS, molti yazidi continuano a vivere nei campi profughi in condizioni di estrema povertà. Il parlamento iracheno sta discutendo un progetto di legge sui sopravvissuti yazidi che risarcirebbe le yazide schiavizzate dall’ISIS.
Gli yazidi, di cui ci siamo già occupati su Templi d’Oggi, sono un gruppo etnoreligioso endogamo di lingua curda presente in Iraq, Siria, Turchia e nel Caucaso, con una numerosa diaspora nel resto del mondo. Lo yazidismo è una religione monoteistica e il suo tempio più sacro, Lalish, si trova nella regione del Kurdistan iracheno.