GLI ARCHITETTI (E NON I VIROLOGI) SALVERANNO IL MONDO

da Fabrizio Fragomeli

Saranno gli architetti i primi a dover “scendere in Piazza” se così possiamo metaforicamente descrivere la fase due. A loro dovrà esser affidato il gravoso ma fondamentale compito di ridisegnare lo spazio urbano; a loro sarà affidato il compito di progettare le nuove aree all’interno delle infrastrutture pubbliche e private, i percorsi nelle abitazioni.

Ne parliamo oggi con Alessandra Siviero un architetto che tutti i giorni scende in campo. Da professionista e da donna. Una imprenditrice ma anche una madre, che si divide tra famiglia e lavoro e che da quest’anno ricopre l’importantissimo compito quale Presidente della Fondazione per L’architettura.

Al telefono discutiamo su come cambierà sia il lavoro della progettazione, il lavoro dei cantieri, sia su quale sguardo dovrà essere posto l’accento prendendo in considerazioni le funzioni della nuova vita post pandemia all’interno di ogni luogo. 

La realtà questi giorni ci ha posto davanti a questioni mai analizzate prima d’ora: la distanza sociale (da tenere non solo al supermercato) ma in ogni luogo, di lavoro e di abitazione e soprattutto di condivisione. 

Come si potrà parlare di condivisione se la prima regola è la “distanza”? a questo paradosso sono chiamati a rispondere gli architetti.

Alessandra Siviero pone inoltre l’accento su un ulteriore questione delicata ed allo stesso tempo fondamentale soprattutto in un paese come il nostro: L’Artigianato, quello vero, il cuore del nostro Made in Italy

Non si può pensare di produrre un oggetto da remoto; Non si può pensare nemmeno che il designer insieme al falegname non possano più vedersi ed incontrarsi per produrre insieme un qualsiasi oggetto, toccandolo insieme scegliendone i materiali, controllando insieme i colori le tonalità e tutto il resto. E dunque? Mascherine e Guanti? E per quanto tempo ancora? 

Ma soprattutto ancor prima della produzione stessa bisognerà risolvere il problema ”della sanificazione del Luogo di Produzione”;

La presidente è già al lavoro con un team di scienziati architetti ed ingegneri per l’analisi e progettazione di tecnologie e sistemi di sanificazione e gestione degli edifici post covid:

 “avevamo già parlato in passato della “sindrome dell’edificio malato” ci dice, partendo proprio dalla non sostenibilità di alcuni materiali con i quali per lungo tempo si sono costruite le nostre abitazioni, portando queste ad essere talvolta più nocive dell’ambiente esterno inquinato. Alcune lavorazioni dovranno guardare nuovamente al passato, seppur possa sembrare strano, come l’intonaco a calce usato negli antichi edifici, da preferire piuttosto che i nuovi intonaci premiscelati contenenti additivi industriali. Occorrerà stare attenti all’uso delle colle, delle vernici, e guardare al futuro andando a riprendere tutto quel bagaglio culturale di informazioni storiche che nel nostro paese ha caratterizzato la storia dell’architettura andate perse in questi ultimi decenni a causa della “velocità” della speculazione. E continua: Ora però bisogna fare un ulteriore passo in avanti. La Tecnologia a servizio dell’architettura servirà per la gestione degli impianti di aria e di acqua, che dovranno sistematicamente essere igienizzati e disinfettati; magari attraverso filtri con all’interno schede di memoria per verificare il grado di battericità presente.”

Gli architetti sono ora chiamati a ripensare ai nuovi modi di vivere in sicurezza nelle nostre città, così come alla rimodulazione di tutte le nostre case, nelle quali sarà indispensabile pensare a camere di “lavoro”, nelle quali dovrà esser presente la tecnologia di condivisione remota, che dovrà funzionare bene e velocemente; camere acusticamente ben isolate, per evitare che durante una videoconferenza importante possa sentirsi il cane che gioca con il proprio figlio nel salotto adiacente. Compartimentazioni che saranno fisse o movibili (in relazione alla grandezza della casa stessa) ma comunque efficienti.”

Foto da Burst. Esempio di lavoro da casa.

Insomma Alessandra, con la determinazione che la contraddistingue, sta già lavorando, in un’ottica di ripresa. 

Anche perché come sottolinea lei stessa: a casa si lavora il doppio e si produce la metà.

Il futuro dovrà essere totalmente l’opposto. Ed il tempo rimanente aggiungo io dovrà essere  un caro e fondamentale compagno, per le nostre vite per i nostri spazi e le nostre riflessioni, soprattutto per le nostre condivisioni umane non da remoto.

Si può anche come

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