Gli attacchi jihadisti sono in aumento in Pakistan, dove la crescente religiosità ha portato maggiore intolleranza, afferma Muhammad Amir Rana, direttore del Pak Institute for Peace Studies. “Invece di aiutare a inculcare una migliore etica, questo fenomeno sta incoraggiando una visione a tunnel” che incoraggia la violenza, l’intolleranza e l’odio, ha scritto recentemente in un giornale locale.
Rana sostiene che “la religiosità ha un’espressione molto negativa in Pakistan”, e che essa “non è stata utilizzata per promuovere una spiritualità positiva, inclusiva e tollerante”. I governi pachistani, secondo lui, hanno sfruttato le ideologie religiose estremistiche per guadagnare voti, placare i gruppi religiosi politici o colpire i nemici. Le elezioni del 2018, che hanno portato al potere l’ex star del cricket Imran Khan, sono state impantanate da accuse di sostegno da parte dei potenti militari e dei gruppi religiosi intransigenti, tra cui il partito Tehreek-e-Labbaik, il cui unico scopo è mantenere e rafforzare la controversa legge sulla blasfemia, a causa della quale sono stati condannati tanti cristiani. Questa legge prevede la pena di morte per chiunque insulti l’Islam ed è spesso usata dai musulmani per risolvere antipatie personali.
Nel suo intervento, Rana sottolinea il fallimento del governo pachistano nell’allontanare i pensatori radicali dalle organizzazioni politiche, dato che i gruppi che avevano abbandonato, seppur brevemente, la retorica violenta, sono tornati sui propri passi da quando l’esercito ha aumentato gli attacchi ai talebani pachistani, spingendoli a rispondere.