Cuamm medici con l’Africa: l’Italia che aiuta

da Farida Marotta Zare

Medici con l’Africa CUAMM è una delle principali organizzazioni non governative sanitarie italiane e ha lo scopo di promuovere e tutelare la salute delle popolazioni africane. In 71 anni di attività CUAMM  ha: fondato 221 ospedali,  realizzato oltre 150  programmi di sensibilizzazione in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri, Unione Europea e numerose agenzie internazionali, permesso a 1.073 studenti di poter trascorrere un anno in Africa o in altri paesi del Sud del mondo in cui l’organizzazione è attiva inoltre vanta 1.615 operatori tra medici, paramedici e tecnici i quali hanno prestato servizio soprattutto nei paesi dell’Africa sub-Sahariana con un periodo medio in servizio di circa 3 anni, fra questi vi sono oltre 430 persone che hanno deciso di ripartire più e più volte.

Il Collegio universitario aspiranti medici missionari (CUAMM) viene fondato nel 1950 dal professor Francesco Canova, medico missionario in Giordania.  Uno dei primi a credere e finanziare in  questo progetto fu, l’allora vescovo di Padova, monsignor Girolamo Bortignon, aderirono poi al programma furono giovani studenti di medicina, sia italiani che stranieri, smaniosi di cambiare le loro vite dedicando un periodo della loro attività formativa e professionale all’aiuto dei più bisognosi, prestando servizio presso gli ospedali missionari dei paesi del Terzo Mondo. 54, tra uomini e donne, furono i medici a partire fra il 1956 e il 1960 , le loro mete erano costituite nella maggior parte dei casi da paesi sotto il dominio coloniale, tra cui: Congo, Ghana, Kenya, Libia, Nigeria, Somalia, Swaziland, Tanganika  e Uganda; e con una realtà politico-sociale particolarmente turbolenta.

 La vera svolta si ebbe a partire dagli anni ’60, periodo di grandi cambiamenti in cui gran parte di questi paesi ottenne l’indipendenza , Kennedy e Krusciov intrapresero la via della distensione e in cui la Chiesa con Papa Paolo IV invita alla pace e riafferma la centralità della questione sociale tramite l’ emanazione dell’enciclica Populorum progressio, importanza fondamentale ebbero anche le mobilitazioni studentesche del ’68. 

Questa serie di rivoluzioni sortisce il suo effetto anche fra i missionari CUAMM che svolgono il loro servizio in Kenya ed Uganda, essi riuniti nel convegno di Nyeri nel ’68 decidono di modificare radicalmente le strutture in cui operano:  promuovendo l’ingresso degli esponenti delle comunità locali nell’amministrazione degli ospedali missionari e chiedendo l’integrazione di questi con le strutture pubbliche ed i piani sanitari dei governi africani al fine di poter garantire l’accesso alla sanità anche alle fasce più povere della popolazione facendo così in modo di integrare l’attività ospedaliera dei missionari con l’assistenza di base e la prevenzione. Grazie a tali cambiamenti il CUAMM  acquisisce una nuova visione dell’intervento sanitario nei paesi in via di sviluppo.

Ripercorrendo la storia del Collegio universitario aspiranti medici missionari, si nota come anni Settanta siano stati gli anni della vera crescita per il CUAMM. Con l’approvazione nel dicembre del 1971 della legge n°1222 sulla cooperazione con i paesi del Terzo Mondo, la nostra nazione ha avuto modo di realizzare alcuni accordi bilaterali con gli Stati africani, promuovendone lo sviluppo nel campo della sanità. Fu così che grazie ai riconoscimenti ufficiali ottenuti dal Ministero degli Esteri i nostri missionari avviano una collaborazione diretta con i governi e le autorità pubbliche per la realizzazione di importanti progetti finalizzati allo sviluppo globale delle popolazioni africane, aumentando le risorse umane locali tramite l’apertura di scuole per infermieri e gemellando alcune Università locali con quelle italiane. Queste decisioni, per l’epoca anacronistiche, anticiparono in un certo senso quella che fu la dichiarazione di Alma Ata dell’OMS che nel 1978 indica la salute come un diritto fondamentale ed innegabile della persona e promuove  l’assistenza sanitaria di base nei paesi in via di sviluppo, cosa che il CUAMM all’ epoca già faceva da ben 28 anni.

Negli anni fra il 1977 e il 1979  i missionari CUAMM avviano una serie di “programmi-paese”, i primi coinvolsero Uganda, Tanzania e Mozambico, nazioni che in quegli stessi anni  avevano raggiunto l’indipendenza tramite una serie di sanguinose e devastanti guerre civili, ma che puntavano ad un miglioramento della loro società, miglioramento che coinvolse anche il sistema sanitario. La crescita esponenziale del CUAMM in quegli anni si vede anche dall’incremento del numero di paesi, in totale 18, in cui i missionari erano inviati per svolgere il loro servizio, sia nella crescita della quantità di mano d’opera, nei soli anni ’70 sono oltre 270 le persone che scelgono di partire e al personale medico si uniscono per la prima volta anche una dozzina di insegnanti, che svolgeranno la loro missione soprattutto in Uganda e Tanzania.

L’esistenza del CUAMM ha però conosciuto anche periodi bui, sono infatti gli anni ’80 a segnare una  battuta d’arresto per la crescita dell’organizzazione e la cooperazione fra Italia ed Africa. In questo periodo i paesi del Terzo Mondo attraversano una seria crisi economica dovuta alle politiche imposte dalla Banca Mondiale, le prime istituzioni a subire dei drastici tagli furono malauguratamente l’istruzione e la sanità, le quali costituivano il campo d’azione dei missionari del CUAMM, ma non è solo l’Africa ad attraversare un periodo difficile in quanto anche la cooperazione italiana fu travolta da un’onda di scandali che la fece sprofondare in una crisi. Calò cosi il numero di paesi di invio dei missionari, che dai 18 raggiunti nel decennio precedente si ridusse ad 8, ma al contrario aumentarono i volontari furono ben 345 le persone a partire alla volta del continente africano. Questa serie di cambiamenti non molto rassicuranti impone al CUAMM una riflessione e una revisione dei propri obiettivi e delle strategie per la loro realizzazione, i frutti di questa messa in discussione non tardarono ad arrivare e in breve tempo furono trovate nuove fonti di finanziamento, quali l’Unione Europea e la CEI e furono avviati programmi volti ad ampliare l’impegno per l’autofinanziamento. Ciò non basta a far fronte a tutte le difficoltà del CUAMM , infatti la crisi si protrasse anche ne dieci anni seguenti gli invii negli anni ’90 crollarono a 204  e i paesi di destinazione divennero 9: Angola, Burkina Faso, Etiopia, Guinea Bissau, Kenya, Mozambico, Ruanda, Tanzania ed Uganda. Questi anni rappresentano per l’associazione un tunnel senza fine infatti nel 1998 una vera e propria tragedia si abbatte sul CUAMM, la morte del suo fondatore il professor Canova, che fino al suo ultimo giorno di vita era stato attivamente presente nella vita dell’ONG, la sua scomparsa non spense però la fiamma della realtà creata da Canova fu così che in occasione del suo cinquantesimo anniversario, nel 2000 per ribadire il suo impegno il CUAMM indice il convegno internazionale “Africa nel 2000, salute per tutti?” e inaugura l’ospedale di Wolisso in Etiopia avviando anche una stretta collaborazione con l’Università di Nkozi in Uganda.

Va chiarito che quello del CUAMM non è un impegno, passivo ” per” l’Africa ma missionari lavorano attivamente  “con” l’Africa  per fornirle i mezzi necessari allo sviluppo, sviluppo che deve essere solo in una prima fase assistito e finanziato da altre nazioni ma che con il passare del tempo dovrà essere portato avanti dai governi locali. In quest’ottica l’organizzazione assunse nel 2002 il nome ufficiale di “ Medici con l’Africa CUAMM”. L’iniziativa di questa nostrana organizzazione di missionari è contraddistinta anche da un altissimo numero di risultati concreti raggiunti sul territorio, ad esempio: l’avvio del progetto Yirol in Sud Africa volto a formare risorse umane in loco, il conseguimento nel 2007 delle prime 13 lauree in medicina degli studenti mozambicani dell’Università di Beira sostenuta economicamente e didatticamente dal CUAMM. A questi magnifici successi si affiancano la crescita del personale inviato in Africa, missionari che per la prima volta vedono la componente femminile superare quella maschile, la pubblicazione di un libro “L’avventura continua” e il lancio di un’iniziativa per la tutela della salute di mamme e bambini.

La determinazione del CUAMM  non è passata inosservata agli occhi delle più alte cariche dello Stato e nel novembre 2011 a Padova l’allora  Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano premia l’organizzazione e nel suo discorso la elogia proferendo testuali parole “Anche questa per fortuna è l’ Italia: un patrimonio di generosità, dedizione e spirito di sacrificio” .  Ad oggi su queste parole dell’ex Presidente si potrebbe aprire una lunga e controversa riflessione che evidenzia  come in questo 2018 gli ideali socio-politici dei nostri governanti in materia di accoglienza, integrazione dei migranti e piani per “aiutarli a casa loro” siano diametralmente opposti rispetto a quelli di 7 anni fa. Nonostante ciò però i numeri e i risultati del CUAMM continuano a crescere esponenzialmente, infatti ad oggi conta ben 827 operatori internazionali, di cui: oltre 200 europei, 37 africani che però operano in nazioni al di fuori del proprio  continente e 577 africani attivi su territorio locale; 72 progetti di cooperazione con i governi dei paesi interessati, 14 ospedali costruiti con fondi del CUAMM, oltre 20 distretti attivi soprattutto nella lotta all’AIDS, 3 scuole per infermieri e 2 università in Etiopia e Mozambico.

Le attività dei medici con l’Africa, non si limita solo a progetti oltremare ma interessa anche i molti migranti che si recano nel nostro paese e che lavorano come braccianti nel foggiano, dove queste persone sono costrette a sopravvivere fra gli stenti di quelli che sono veri e propri ghetti lontani dai centri abitati e dai servizi. Qui la Fondazione Niccolò Damiani, in collaborazione col CUAMM svolge un servizio volto ad identificare i bisogni della popolazione del “ghetto” e a fornirgli un’assistenza sanitaria di base, tramite la presenza di una quindicina di operatori fra medici ed infermieri nei ghetti più densamente abitati, dove dall’avvio del programma nel 2015 ad oggi sono stati assistiti più di 2.160 persone fra cui anche molte donne e bambini. In Europa invece il CUAMM si batte per un futuro in cui il Nord e il Sud del Mondo non saranno più così distanti e in cui la salute sarà un diritto di tutti, collabora con le università del vecchio continente per sensibilizzare i giovani studenti di medicina sulle dinamiche globali della salute, forma e aggiorna centinaia di professionisti della sanità e vanta partnership con associazioni di studenti e altre organizzazioni no profit con l’obiettivo di creare un’opinione pubblica mondiale cosciente del valore della salute quale diritto umano fondamentale e per questo inalienabile.

Il CUAMM è attivissimo anche nell’ambito della ricerca, infatti, la ricerca operativa è ormai parte integrante del programma e unita alle attività svolte sul campo da risultati sempre più efficaci, tramite questo metodo sperimentale i medici missionari riescono a conoscere  fondo i contesti in cui operano e di adottare procedure mediche che siano efficaci.

Si può anche come

Lascia un Commento