Cinque templi della Capitale per viaggiare a casa propria

da Riccardo Onofri

A chi di noi non manca poter prendere un aereo e viaggiare, magari senza quarantene obbligatorie e fastidiosi cotton fioc nel naso?

Esplorando le  nostre città questo è possibile. A Roma e dintorni le comunità nazionali che vivono e lavorano nella capitale hanno spesso importato la loro fede e la loro cultura, e aperto luoghi di culto e di ritrovo.

Visitare questi posti è come compiere un mini-viaggio dall’altra parte del mondo. Vediamone insieme qualcuno.

  1. Tailandia e Sudest asiatico: il monastero buddista di Santacittarama

Santacittarama è un’oasi di pace nel Lazio, circondata dalla natura delle colline sabine. Fondato nel 1990, inizialmente per i tailandesi e srilankesi nel nostro paese, è un monastero theravada, la corrente buddista maggioritaria nel sudest asiatico, che in particolare segue la tradizione dei monaci della foresta tailandesi. La comunità monastica, il sangha, secondo il sito ufficiale del monastero è oggi composta da una quindicina di membri anche occidentali. Essa è ormai da anni ben radicata nel territorio circostante ed è alimentata – letteralmente – dalla comunità estesa dei praticanti laici legati al monastero, ai quali il centro offre istruzione religiosa, corsi, e ritiri di meditazione. Una realtà unica a due passi dalla capitale!

2. Punjab: il gurdwara sikh

In pochi sanno che l’Italia è il secondo paese, dopo il Regno Unito, per numero di sikh, famosi per il caratteristico turbante indossato dagli uomini della comunità. Il sikhismo è una religione indiana relativamente giovane, fondata da Guru Nanak nel sedicesimo secolo. Monoteista e incentrata sul lavoro e il ricordo costante di Dio, oggi il sikhismo ha come suo centro il Tempio d’Oro di Amritsar, nel Punjab indiano, regione dove vive la maggioranza dei sikh.

A Roma sono presenti una manciata di gurdwara, i templi dove i fedeli conservano il libro sacro, che considerano il loro guru eterno, e consumano il pasto comunitario. Il gurdwara di Circonvallazione Orientale, 4530/A, è modesto ma accogliente. La prima caratteristica che balza all’occhio è il baldacchino centrale sul quale riposa la Sacra Scrittura. Non stupitevi se i fedeli vi offriranno cibo e tè per darvi il benvenuto, è una tradizione sikh che va onorata! 

3. Cina: il tempio cinese Puo Tuo Shan

Anche i cinesi che hanno fatto di Roma la propria casa si sono dotati dei loro centri di culto. Due esempi interessanti sono il tempio cinese di via Ferruccio, in pieno centro, nel bel mezzo della Chinatown capitolina, e il tempio Hua Yi Si, nella periferia est. Sono rispettivamente il più vecchio e il più grande in Europa.

Il primo è abilmente mimetizzato tra le strade di Roma: vale la pena visitarlo. Entrando, ci si catapulta in un mondo completamente diverso, con statue buddiste e della religione autoctona cinese sparse in quello che un tempo era un garage. Improvvisamente non è più molto chiaro chi davvero è l’”extracomunitario” e chi è a casa propria. Chi dice che per viaggiare bisogna andare lontano?

4. Il tempio Hua Yi Si

Al contrario, non è affatto difficile trovare il tempio Hua Yi Si di via dell’Omo. Lo stile architettonico non lascia spazio ad equivoci. No, non siamo a Shangai, ma nel quartiere Prenestino nella periferia est della capitale. Si tratta del tempio buddista cinese più grande d’Europa, inaugurato nel 2013. Davanti all’edificio a forma di pagoda, una statua di Budda accoglie il visitatore. Alla reception, una delle quattro monache dà il benvenuto e spiega con gentilezza la funzione delle diverse sale dell’edificio.

5. La chiesa ortodossa eritrea

Concludiamo il nostro viaggio con l’Africa. Quella che da fuori non sembra che una normalissima chiesa latina è in realtà la sede della comunità ortodossa eritrea della capitale. Sbirciando in San Salvatore in Campo, chiesa rinascimentale nel Rione Regola, una domenica qualunque, sarà possibile assistere alla liturgia della Chiesa Ortodossa Tewahedo eritrea, tra le più antiche chiese cristiane al mondo. La chiesa eritrea è caratterizzata da canti e balli con tamburi, e dal fatto che i fedeli entrano nel tempio a piedi nudi e vestiti di bianco.

Si può anche come

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